Il rock terapeutico: "Folfiri o Folfox"

folfiri o folfox

Il rock terapeutico: "Folfiri o Folfox"

Pochi giorni fa, mentre scorrevo le notizie di Facebook, la mia attenzione è stata attirata da una bellissima immagine ma, soprattutto, dalle parole che l'accompagnavano: "Folfiri o Folfox". Per un attimo sono rimasta a guardare quell'orchidea maculata su sfondo nero mentre la memoria si riappropriava di quelle due parole, quasi fossero il titolo di un'antica filastrocca.
Una filastrocca dolorosa che solo chi ha attraversato, in prima persona o accanto a un familiare, il percorso di un tumore sa di cosa si sta parlando. Infatti, sono i nomi di due protocolli chemioterapici utilizzati nella cura - principalmente - dei tumori del colon. Non poteva essere un caso di omonimia, non poteva essere una semplice coincidenza, sicuramente si trattava di "altro". E così, con mio grande stupore e meraviglia, leggendo l'articolo correlato di Raffaele Calvanese (comparso sul blog Poetarum Silva, 21/09/2016) ho fatto questa piacevolissima (perché in sé racchiude molteplici significati) scoperta. "Folfiri o Folfox" è il titolo dell'undicesimo album del gruppo alternative rock italiano Afterhours, pubblicato nel giugno 2016.
Ci sono molte cose di cui normalmente non si parla e, il cancro, è una di queste. Magari se ne parla come malattia da combattere con stili di vita ed esami, certo, ma ancora poco come esperienza di vita, in prima persona o di un congiunto. E ancor meno si parla del "dolore" di quando la malattia vince e ci si ritrova senza qualcuno che era il tuo punto di riferimento. Utilizzare addirittura i nomi dei due farmaci (un altro, il cetuximab, è il titolo di una delle 18 canzoni) come titolo al proprio album è stato, veramente, un atto molto coraggioso e lodevole. Forse, inconsapevolmente, hanno aperto la strada a quella che potremmo definire – sulla falsariga della medicina narrativa – "Music Based Narrative".
Più in particolare l'album nasce, come ha dichiarato il frontman del gruppo Manuel Agnelli, principalmente dalla sua esperienza personale di dolore per la perdita del proprio padre. Tuttavia, non è un disco sull'elaborazione di un lutto (altrimenti sarebbe stato caratterizzato da ballate lente) ma è "puro rock": riflessione su chi sopravvive a un lutto e da questo dramma trae energia e speranza. Sicuramente tra i temi dell'album sono preponderanti la malattia, la morte, ma anche la vita, la felicità e la "cura" intesa in più significati. Perché, a volte, vedere la morte, raccontare la morte ti fa venire voglia di vivere!
Non tutte le morti sono uguali: quella improvvisa è ben diversa da quella che si "attende". In quest'ultima, infatti, si crea un particolare tipo di rapporto tra malato terminale e familiari. Tutti i sentimenti sino allora sperimentati vengono accantonati, messi a tacere e paiono poca cosa: è una nuova relazione quella che si instaura. Da sempre, infatti, di fronte al mistero della morte l'uomo si è posto un'unica domanda: che senso ha la morte e, quindi, la vita. Tale domanda trova una risposta – nel malato – nell'esperienza di sentirsi amato e voluto, nell'esperienza cioè di un rapporto in cui la sofferenza non è più un problema da risolvere o che fa orrore ma un "mistero da vivere e condividere" insieme. Bisogna accettare e viverle "al massimo" queste nuove emozioni: sperimentarle, provarle, acquisirle fino in fondo anche se fanno male. È una vita intera ad essere imprigionata in una stanza e non soltanto un corpo malato. E la pietà, la tenerezza, il rispetto per il corpo morente del proprio padre (track L'odore della giacca di mio padre, ndr), per esempio, si unisce a una forma insostenibile e incomprensibile di lucidità capace di trasformare questi sentimenti in carburante, energia motrice, forza vitale da cui far nascere queste canzoni.
Sono emozioni personali, private, particolari che tradotte in musica diventano però "universali", e riescono a parlare a tutti di quel tragitto – quotidiano e circolare – tra dolore, assenza e rinascita. Sono strati musicali in cui conservare memoria e attraverso cui leggere se stessi, gli altri e il mondo che ci circonda. Il "dolore" quando non trova completa soluzione nell'approccio medico diventa una sfida per la ragione e per la fede. Solo attraversandolo (e raccontandolo) può aprire sentieri sconosciuti e produrre frutti inimmaginati come questo particolarissimo e intensissimo album.
Brunella Bassetti
9 ottobre 2016

Scheda informativa:
Artista: Afterhours
Pubblicazione: 10 giugno 2016
Composizione: 2 dischi – 18 tracce
Genere: Alternative rock, Noise rock, Indie rock
Etichetta: Germi, Universal
Produttore: Manuel Agnelli, Tommaso Colliva, Rodrigo D'Erasmo
Formati: Doppio CD, doppio vinile, download digitale

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