Collasso del Pronto soccorso

Collasso del Pronto soccorso

L'intervento del Ministro Lorenzin alla trasmissione Piazza Pulita sui problemi del Pronto Soccorso ha innescato molti commenti. La scarsa efficacia e diffusione della "medicina territoriale" è innegabile e rappresenta un fattore di primaria importanza. Laddove si è riusciti a organizzare al meglio le strutture territoriali, che pure sono previste da molti anni, e si è riusciti ad abbandonare il consolidato "ospedalocentrismo" nella assistenza dei cittadini; laddove tali strutture, condivise appieno fra MMG e Specialisti, sono state presentate nella giusta ottica e si è riusciti a convincere i cittadini della loro importanza; in quelle aree la situazione dei Pronto Soccorsi è decisamente meno caotica.

Secondo il segretario nazionale dell'Anaao Assomed, Costantino Troise, il problema non può essere semplicisticamente attribuito alla cattiva educazione dei cittadini, ai quali si fa carico della frequente inappropriatezza degli accessi, o al "territorio che non funziona". L'atmosfera da sovraffollamento nei pronto soccorso ha la sua prima causa nel fenomeno del boarding, vale a dire l'attesa di ore o di giorni, su barelle o panche, di un posto letto che non c'è, per un ricovero che pure è stato ritenuto necessario. Le responsabilità di ciò andrebbero ricercate nei 70.000 posti letto tagliati negli ultimi 10 anni, nel proliferare d medici precari, nel blocco del turnover senza fine.

Le argomentazioni portate dal Dott. Troise sono anche condivisibili, sebbene facciano parte di un quadro che (ahimè) ricondurrebbe verso la situazione di "ospedalocentrismo" da cui si sta tentando di uscire. Non è normale che i pazienti vengano tenuti in barella al Pronto Soccorso, ma non è neanche normale che i pazienti che si recano al Pronto Soccorso per sintomatologie a volte banali intasino i reparti per acuti, solo per fare una serie di esami diagnostici, che nella stragrande maggioranza dei casi risultano negativi. Di fatto, mi pare che in entrambe le argomentazioni portate avanti manchi l'esame di un ulteriore fattore determinante: la cosiddetta "medicina difensiva". Mi piacerebbe non dimenticassimo che la classe medica, non sempre per motivazioni nobili, è troppo spesso coinvolta in questioni legali che l'hanno indotta, nel corso degli anni, ad assumere un atteggiamento di autodifesa. Il fare "tutti gli esami a tutti" è divenuta la routine di ogni Pronto Soccorso, proprio nel tentativo di prevenire molto probabili rivalse legali, spesso per motivazioni del tutto comprensibili che poco hanno a che fare con l'assistenza sanitaria.

In questa ottica mi pare si dovrebbe lavorare di più, se si vuole ritornare verso un atteggiamento sano della assistenza ai malati che hanno realmente bisogno di cure in emergenza ed urgenza, compito primario dei Pronto Soccorsi. In nessun caso, tuttavia, la colpa può essere attribuita ai cittadini, spesso vittime di un sistema che ha, nel corso degli anni, addizionato errori ad errori, nel tentativo di sembrare più "assistenziale".

Giustino Varrassi, presidente della Fondazione Procacci e della European League against Pain

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