Commenti in "rete" sull’allarmismo per abuso di antidolorifici oppioidi tra gli anziani

Commenti in "rete" sull'allarmismo per abuso di antidolorifici oppioidi tra gli anziani

L'invito a un'analisi più prudente dei dati del rapporto OsMed sul consumo dei farmaci oppioidi  era già stato lanciato dal presidente della Fondazione Procacci, Giustino Varrassi: non corriamo il rischio di fare un passo indietro di anni, quando erano misconosciuti e stigmatizzati da buona parte del mondo sanitario e dalla popolazione (leggi l'intervista completa su Pharmastar). E molti sono stati i commenti nei gruppi di discussione tra esperti, su Facebook e Linkedin.

L'Osservatorio sull'impiego dei medicinali (OsMed) ha infatti presentato a fine gennaio il rapporto sul consumo dei farmaci nei primi nove mesi del 2014, evidenziando l'aumento del 9-13% nel consumo di oppiacei, in particolare tra gli anziani, anche fuori terapia del dolore, e degli antidepressivi. Ecco una breve cronaca dei post più significativi.
La prima persona a rilanciare la notizia è Paola Giannetakis, docente di psicologia forense, New York e Roma, sul suo forum di "Psicologia e Scienze Forensi". Rosa Valeria dell'Olio, farmacista di Bisceglie, ritiene "assurdo che tanta gente abbia problemi di dolore senza trovare soluzione", soprattutto quando "insorgono problemi allo stomaco dopo anni di antinfiammatori non steroidei FANS". Grazia dell'Olio, psicologa, scuola di specializzazione in psicoterapia di Bari, scrive che "il lamentarsi del dolore degli anziani, va oltre il dolore stesso, e va associato ad una visione più ampia circa la loro fase del ciclo vitale".
Nella discussione interviene anche l'AAROI-EMAC (associazione anestesisti rianimatori ospedalieri italiani) con il presidente nazionale, Alessandro Vergallo, che insieme a Domenico Minniti e ad Arturo Citino, scrive: "L'opinione del Prof. Varrassi è equilibrata e condivisibile, con diversi messaggi ben chiari, tra cui spicca 'Come clinico, preferirei che il tema in discussione fosse non la quantità di oppiacei che si utilizzano ma la qualità del trattamento del dolore erogato dal SSN".
Carlotta Fontaneto, anestesista-rianimatore, Ospedale di Genova, sottolinea che "la quantità di oppiacei di per sé non significa molto se il dato non viene stratificato". Se ne parla anche tra gli studenti di medicina: la studentessa della Seconda Università di Napoli, Alessandra Mugnolo, riprende la discussione e pubblica un articolo su "Qualcosa di Napoli". Chiara Baracco anestesista-rianimatore, Ospedale di Padova, mette in luce due punti: il primo, è che "ad aumentare la perplessità dei pazienti, contribuiscono anche i farmacisti, che fino a qualche anno fa ci definivano 'spacciatori legalizzati'. Non è infrequente – prosegue - che nell'Ambulatorio di terapia del dolore i pazienti mi raccontino che il farmacista ha consigliato di lasciare perdere quel farmaco, perché è troppo forte; il secondo punto riguarda il grado di esperienza ed alfabetizzazione in tema di terapia del dolore da parte dei medici non-algologi: "Colleghi delle più svariate specialità che ancora non sono addentrati nella materia, continuano a prescrivere FANS anche a pazienti cardiopatici gravi!". Dello stesso avviso è Daniele Battelli anestesista-rianimatore, Ospedale di San Marino, che rilancia: "Da monitorare è, casomai, il livello prescrittivo dei FANS e dei Coxib, che possono rappresentare un problema di salute pubblica in termini di costi e di effetti collaterali superiori agli oppiacei. Tra l'altro, all'interno del Ministero della Salute è presente una commissione ad hoc dedicata a dolore e cure palliative, che evidentemente non ha ancora intrapreso con AIFA, che pure è un ente alle dipendenze del Ministero, un percorso comune per stabilire indicatori di appropriatezza nella terapia farmacologica del dolore cronico. E questo dispiace, dopo anni passati a lottare contro l'oppiofobia".
Di strada da fare, commenta Claudia Montagnini anestesista-rianimatore, Ospedale di Novara, ce n'è ancora tanta. Soprattutto quando, e questa volta ci spostiamo a Cuneo, "nel nostro centro di algologia afferiscono pazienti di ogni età, che alla successiva visita di controllo riferiscono di non aver seguito la terapia in quanto 'il proprio medico' non ha ritenuto opportuno prescrivere i farmaci specialistici". Si chiede quindi la dottoressa Mazzei, anestesista presso l'Ospedale di Cuneo "se il MMG ha dei dubbi, perché non alza il telefono e si confronta con lo specialista?".
La Fondazione Paolo Procacci si era già occupata tempo fa della problematica relativa ai dati statistici circa il potenziale abuso di analgesici oppioidi negli Stati Uniti (per approfondire clicca qui), mettendo in luce come i dati statistici possano, presi in modo assolutistico, rappresentare un pericolo per la corretta comprensione di un fenomeno così articolato.

Fabrizio La Mura

Fondazione Paolo Procacci onlus

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